Il 10 luglio 1976, un grave incidente industriale colpì il comune di Seveso (MB): una nube tossica contenente diossina (TCDD) fu rilasciata nell’ambiente a seguito di un guasto in uno stabilimento chimico dell’ICMESA, provocando gravi danni sanitari e ambientali.
Nello stabilimento ICMESA di Meda, al confine con Seveso, un inatteso guasto ai sistemi di raffreddamento provocò un aumento incontrollato della temperatura, fino a raggiungere circa 500 °C, molto al di sopra dei 156 °C previsti Questa escalation trasformò il triclorofenolo in TCDD, una delle forme più pericolose di diossina. La pressione esasperata fece cedere uno dei dispositivi di sicurezza, rilasciando nell’aria una nube.
In pochi minuti, quella nube si espanse verso sud-est, contaminando Seveso, Meda, Cesano Maderno, Desio, e Limbiate Nel corso dei giorni successivi, gli abitanti notarono odori pungenti, irritazioni agli occhi, lesioni cutanee (la cosiddetta cloracne), scomparsa di piccoli animali e disseccamento delle colture. Furono registrati almeno 240 casi accertati di cloracne, molti tra i bambini delle zone più colpite
La risposta delle autorità procedette con lentezza, secondo alcune ricostruzioni, i cittadini furono informati ufficialmente non prima del 14 luglio, e le prime evacuazioni iniziarono solo il 26 luglio, due settimane dopo l’incidente .
Le aree vennero suddivise in tre zone (A, B e R), con la “zona A” – la più contaminata – ulteriormente ripartita in sottozone. In totale, circa 676 residenti di Seveso e 60 di Meda furono evacuati e alloggiati in strutture temporanee. Le case di 41 famiglie furono demolite, il terreno trattato fino a 80 cm di profondità e sigillato in due grandi vasche coperte di cemento sulla quale venne successivamente ricreato il Bosco delle Querce
Le conseguenze per la salute si rivelarono più complesse: oltre alla cloracne, studi epidemiologici hanno evidenziato nel tempo un aumento di tumori, disturbi endocrini e problemi riproduttivi, con evidenze anche dopo 30 anni dall’esposizione
Sul fronte giudiziario, la multinazionale Givaudan (proprietaria di ICMESA) avrebbe evitato i processi penali diretti, optando per accordi bonari: circa 103 miliardi di lire furono versati tra Stato e Regione per bonifiche e ricerca, mentre 200 miliardi furono distribuiti ai privati Alcuni dirigenti furono comunque condannati per negligenza
A quasi 50 anni di distanza, quell’evento tragico continua a rappresentare una svolta cruciale nella storia della sicurezza sul lavoro e della prevenzione dei rischi industriali.
L’eredità normativa: la “Legge Seveso”
Il disastro fece emergere un vuoto normativo chiaro: in risposta, l’UE varò la Direttiva 82/501/CEE, nota come Direttiva Seveso, recepita in Italia nel 1988 col D.P.R. 175/1988. Da allora si sono susseguite Seveso II (1996) e Seveso III (2012), ora in vigore con il D.Lgs. 105/2015, introducendo obblighi stringenti:
Perché è ancora attuale parlarne oggi?
Quel 10 luglio non fu solo una catastrofe industriale, ma una lezione indelebile: il ritardo nell’informazione, il dilungarsi delle evacuazioni, il sacrificio di intere comunità hanno mostrato il prezzo umano dell’assenza di prevenzione e trasparenza. Oggi il Bosco delle Querce è un monito verde: una rinascita sulla memoria, affinché simili tragedie non si ripetano mai più .
L'anniversario di Seveso quindi non è solo un doveroso ricordo, ma un’occasione per riflettere su quanto la cultura della prevenzione sia fondamentale. Incidenti rilevanti, anche se meno frequenti, possono ancora verificarsi se la sicurezza viene sottovalutata.
RC Soluzioni accompagna le aziende nel rispetto della normativa Seveso e nella gestione dei rischi legati a sostanze pericolose, attraverso:
Sicurezza è memoria, prevenzione e responsabilità.
L’eredità di Seveso ci ricorda che ogni azienda ha il dovere non solo di produrre, ma anche di proteggere: le persone, il territorio, il futuro.