Gli eventi incidentali legati alle esplosioni di polveri continuano a rappresentare un rischio sottovalutato in molti ambiti produttivi. Come evidenziato in un recente
approfondimento pubblicato da PuntoSicuro, conoscere i casi reali può aiutare concretamente a prevenire infortuni gravi o mortali.
Nel contesto della sicurezza sul lavoro, è fondamentale non fermarsi alla conformità normativa, ma sviluppare una cultura della prevenzione capace di imparare dagli errori già
avvenuti.
Alcuni esempi reali riportati:
- 12 giugno 1989 (5 morti) – “Esplosione del Molino Alimonti di Guardiagrele (CH): Intorno alle ore 16,30 esplose un silo in legno del molino Alimonti in
contrada Villa Maiella a Guardiagrele. Avvertita fino a diversi chilometri di distanza, l'esplosione venne seguita da una pioggia di detriti nel raggio di centinaia di metri”;
- 9 gennaio 2001 (5 morti) – “Esplosione nella Pettinatura Italiana di Vigliano Biellese (BI): Intorno alle 17,50 si verificò una deflagrazione di vaste
proporzioni al piano terra dello stabilimento tessile che provocò il decesso di tre persone, il ferimento di altre otto, nonché vistosi danni a una parte della struttura. L’evento iniziatore è stato
attribuito ad un incendio, dovuto probabilmente ad un surriscaldamento o allo scintillio di un componente o di una giunzione della rete di illuminazione, a cui seguì una deflagrazione, che si propagò
per l’apporto di altro combustibile (polverino), portando sia ad un incremento di pressione, con i conseguenti danni alle coperture dei capannoni, sia alla vistosa fiammata, vista anche all’esterno
dello stabilimento”;
- 16 luglio 2007 (5 morti) – “Esplosione del Molino Cordero di Fossano (CN): Verso le ore 15, presso il molino era iniziata la fase di scarico della
farina da una cisterna, quando ci fu una prima esplosione, a seguito della quale persero la vita cinque dipendenti che erano dentro o nelle immediate vicinanze del fabbricato. Dopo circa un quarto
d’ora dalla prima esplosione, ci fu l’esplosione della cisterna, dovuta alla presenza della farina in sospensione, che causò danni fino a centinaia di metri di distanza, ma non provocò ulteriori
vittime. La prima esplosione si può attribuire ad una carica elettrostatica accumulata sulla parte di tubazione di scarico in gomma flessibile, a causa del mancato collegamento equipotenziale a terra
dell’automezzo”.
Questi episodi dimostrano quanto sia cruciale valutare correttamente i rischi legati alla presenza di polveri combustibili e adottare tutte le misure preventive e protettive
previste dalla normativa e dalle buone prassi tecniche.
Le esplosioni da polvere: come evitare le sorgenti di
innesco
Nel contesto della gestione del rischio da atmosfere esplosive, la normativa e la buona prassi tecnica indicano che, qualora non sia possibile impedire la
formazione di atmosfere esplosive pericolose, è necessario intervenire sulle possibili fonti di innesco, con l’obiettivo di eliminarle o, almeno, ridurne
significativamente la probabilità di attivazione.
Per l’attuazione di misure tecniche e organizzative efficaci, è essenziale conoscere in dettaglio le tipologie di sorgenti di innesco e le loro modalità di
generazione. Di seguito, alcune indicazioni tecniche tratte da linee guida regionali e riferimenti normativi di settore:
Superfici calde
Le superfici che possono entrare in contatto con atmosfere esplosive devono essere progettate in modo da garantire un margine di sicurezza adeguato tra la loro
temperatura massima di esercizio e la temperatura di accensione delle miscele esplosive presenti. In questo ambito, le norme tecniche forniscono criteri per la classificazione delle
temperature superficiali ammissibili.
Scintille di origine meccanica
La formazione di scintille da attrito o urto può essere contenuta mediante:
- scelta di accoppiamenti di materiali compatibili, ad esempio nei ventilatori industriali;
- evitare l’uso combinato di metalli leggeri e acciaio al carbonio (fatta eccezione per l’acciaio inossidabile) in punti soggetti a urti, abrasione o
frizione;
- progettazione meccanica adeguata per ridurre le interferenze tra parti mobili e strutture adiacenti.
Materiali e impianti elettrici
Nelle aree classificate a rischio di esplosione, possono essere installate esclusivamente apparecchiature elettriche conformi ai requisiti stabiliti
nell’Allegato L del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., come specificato anche al punto 2.3.3 dei documenti tecnici regionali. È obbligatoria la certificazione ATEX degli impianti e
dei dispositivi elettrici utilizzati.
Elettricità statica
Per la prevenzione delle scariche elettrostatiche, fonte comune di innesco, si raccomanda l'adozione delle seguenti misure:
- Messa a terra efficace di tutte le parti conduttive dell’impianto, con resistenza verso terra < 1 MΩ per garantire una dissipazione sicura delle
cariche;
- Utilizzo di calzature antistatiche, su pavimentazioni con resistenza elettrica totale (persona-terra) ≤ 10⁸ Ω;
- Riduzione di superfici e materiali non conduttivi, che favoriscono l’accumulo di carica;
- Messa a terra obbligatoria degli automezzi coinvolti nelle operazioni di carico/scarico;
- Evitare l’impiego di canalizzazioni o serbatoi metallici rivestiti internamente con materiali isolanti, nei processi che coinvolgono il trasporto o
il riempimento di polveri combustibili.